Categoria: Spettacolo

#storytellme: la magia di “Johann Sebastian Circus” del Circo El Grito

Beat ostinato, synth spaziali, frasi estrapolate da un sketch col pubblico e mandate in loop durante la performance, la magia del circo sospesa fra volteggi in aria, danza ed equilibrismi esasperati. Ieri è iniziata ufficialmente la mia avventura col @teatropubblicopugliese. Seguirò infatti tutta la stagione teatrale di Fasano per il progetto Storytellme. Questo era Johann Sebastian Circus del Circo El Grito… Grazie Teatro Pubblico Pugliese e ci rivediamo presto su questi schermi 😊

Uno spettacolo onirico e visionario, risultato di una ricerca sul rapporto tra circo e musica, realizzato con un esperimento di 3 anni di laboratorio ambulante in diverse piazze di Europa, a cui hanno partecipato artisti di tutte le nazionalità. Bach è tornato e si adegua alla nuova musica, obbligando a numeri strambi i suoi musicisti e i danzatori. Fra di loro c’è un clown che cerca l’equilibrio in una vita stonata e una giovane e timida danzatrice che sogna di poter volare nell’aria. Una spericolata acrobata aerea, un clown equilibrista e un musicista multistrumentista prendono per mano il pubblico e l’accompagnano nella loro quotidianità, nei loro ricordi, nelle loro fantasie. Spettacolo adatto a tutta la famiglia, in Johann Sebastian Circus il carattere multidisciplinare del circo contemporaneo, con le sue danze, giocolerie ed acrobazie, incontra il potere della musica.

Donato Carrisi vs. Renzo Rubino: le foto della serata di ieri al Palawojtyla

Donato Carrisi vs. Renzo Rubino: ieri sera al PalaWojtyla di Martina Franca i due artisti martinesi, con la preziosa collaborazione di Ottavio Martucci, Emiliano Narcisi e Graziano De Pace, hanno dato vita davanti ad oltre 1100 spettatori ad un incontro tra parole e musica che rimarrà memorabile.
L’intero ricavato di 4700 euro e i diritti di immagine di Donato Carrisi sono stati interamente devoluti alla associazione A.m.a.r. Down che, con amore e su base volontaria, sostiene tantissime iniziative per i bambini ed i ragazzi con sindrome di Down.

Evento organizzato da MartinaTRE, Presidio del Libro Martina Franca, E20idea, patrocinato dall’Amministrazione del Comune di Martina Franca. Main Sponsor: Department Store e Berwich.

Tra hi-tech, sperimentazione e futuro del jazz. Mattia Cigalini a Itria Valley Jazz Festival

E’ partita martedì 25 agosto a Martina Franca la 1^ edizione dell’Itria Valley Jazz Festival, una manifestazione nata col preciso scopo di promuovere un territorio ricco e denso di storia e attrattività attraverso il linguaggio del jazz. Una settimana di musica che si chiude stasera in grande col concerto di Gegè Telesforo, autentico “Groove Master” conosciuto in tutto il mondo.

E martedì sul sagrato di San Martino si è esibito un duo di assoluto rilievo ed interesse sia italiano che internazionale: quello formato da Mattia Cigalini (sax) e Enrico Zanisi (pianoforte), due giovanissimi jazzisti richiestissimi e di sicuro avvenire. “Un’accoppiata perfetta: due musicisti con esperienze affascinanti nella loro diversità, impegnati nella creazione di un suono estremamente completo”, ha dichiarato Brian Morton, giornalista e scrittore scozzese.

Abbiamo incontrato Mattia Cigalini pochi minuti prima del concerto in un vicoletto a due passi dalla Basilica di San Martino, per scambiare qualche battuta nella libertà più assoluta e senza alcun copione prestabilito. Alla maniera del free jazz, insomma.

Ciao Mattia, benvenuto a Martina Franca. Mentre inizia ad arrivare il pubblico in piazza, apro con una domanda a tema: avendo suonato spesso all’estero, immagino che tu abbia un quadro ben definito di quelle che sono le differenze tra il panorama italiano e quello estero. Ce le descrivi?

La prima cosa che mi viene in mente parlando del pubblico estero è che c’è tanta passione, competenza in materia e voglia di sentire qualcosa di nuovo e stimolante. Qua da noi il piattume e la standardizzazione la fanno invece da padrone, mentre all’estero ci sono direttori artistici e organizzatori che rischiano e che hanno interesse nel dare visibilità a quanto di buono emerge al momento, tutto il contrario dell’Italia. Qui da noi infatti la prima cosa che ti chiedono quando dici di fare il musicista è: “Si, ma cosa fai veramente di lavoro?”. Una cosa ormai impiantata e diventata un clichè. Però quando uno persevera per tanto, iniziando a far musica a 7 anni e facendo concerti ormai da 13 anni, ci si abitua e non si fa più caso.

Forse questa domanda emerge perché la situazione è alquanto precaria e non si sa se il musicista professionista campi effettivamente dalla musica coi dischi e coi concerti o con altro.

Guarda, oggi è cambiato tutto e c’è una grossa confusione a tutti i livelli, perché artisti con un grosso potere contrattuale e ingaggi di un certo livello vanno a infilarsi in manifestazioni dove la paga consiste solo nel rimborso delle spese di viaggio (o forse nemmeno quello, nda), penalizzando di fatto tutta la categoria. Oggi avere un manager non cambia nulla se non raddoppiare i problemi e le adempienze, e questo perché in Italia non esiste a mio parere una scuola o una storia di management musicale serio. Pensa a me: ho cambiato manager 3 o 4 volte, e non è che la situazione sia migliorata!

Parlando invece di te, faccio una domanda con una piccola premessa: ho diversi amici che hanno avuto a che fare col jazz in tenera età, e ricordo benissimo che venivano visti come “strani” dai coetanei, per il loro approcciarsi a strumenti diversi dalle solite chitarre e ad una musica vista come adulta. Ci racconti qualcosa della tua infanzia/adolescenza da musicista?

Io ho iniziato a 7 anni in una banda di paese ad Agazzano (Piacenza) e poco dopo, grazie alla spinta del mio maestro di musica, mi sono iscritto e diplomato in classica al conservatorio. Dopo i primi ingaggi e le prime esperienze ho preferito il jazz alla classica, che comunque amo. Il mio paesino è per me il posto migliore al mondo, ma è anche vero che è un posto molto piccolo sperduto fra le colline. Io coi miei coetanei ero obbligato a dividere in due la mia vita: da una parte giochi e svaghi da ragazzino, dall’altra lo studio e l’esercizio da musicista, che facevo quasi di nascosto. Io questo scarto e questa differenza l’ho sempre avvertita fino a poco tempo fa, e precisamente fino a quando non ho iniziato ad avere un po’ di visibilità su giornali e media.

Però non è un po’ brutto sapere di avere tanta gente attorno per il semplice fatto di “essere famosi” o quantomeno di avere una visibilità che non tutti hanno?

Certo, ma il segreto è fregarsene… Proprio per questo la carriera del musicista di professione si distingue da quella dell’hobbista, perché bisogna andare dritti col paraocchi fregandosene delle etichette, delle false amicizie, delle illusioni e delle delusioni. Uno si immagina la vita del musicista come dedicata solo al suonare, ma non è così. Tra adempienze fiscali e contrattuali, viaggi e routine quotidiana il lato esecutivo copre solo il 5-10% della nostra vita. Oggi sono qui a Martina Franca dopo 9 ore di viaggio, e dopo il concerto e una dormita domani sono pronto a rifare la stessa cosa, e così per ogni ingaggio. Insomma, la vita da musicista on the road è difficile, a meno che non si abbia un jet privato e uno staff corposissimo, ma non è certo il mio caso! O si ha una corazza spessa e una passione capace di sopportare tutto, oppure vale veramente la pena di dedicarsi ad altro.

E proprio parlando di lavoro e futuro, dove ti vedi fra 10 anni? Ti immagini meglio in Italia o all’estero?

Guarda, io sono un caso particolare: ho avuto spesso la possibilità di poter stare a Parigi o a New York lavorando con ingaggi di tutto rispetto, ma non cambierei mai il mio postaccio nel piacentino con nulla… Fra 10 anni mi vedo quindi ancora in Italia, anche perché fra pochi mesi divento padre e quindi tante cose della mia vita sono destinate a cambiare.

Mattia non si dedica alla musica solo dal punto di vista esecutivo e compositivo, ma anche dal lato tecnico, visto che durante l’intervista apre la sua custodia per mostrarci il prototipo di un’ancia innovativa:

Ho messo su un gruppo di ricerca di ingegneri neolaureati che sta per mettere sul mercato un’imboccatura sperimentale realizzata in una lega innovativa chiamata “BlackTech”. Questo è un progetto al quale tengo tantissimo e che mi sta dando una marcia in più anche da punto di vista esecutivo. A Martina Franca uso questo prototipo per la prima volta e durante il soundcheck ho già avuto i complimenti da parte di Enrico Zanisi, che dopo qualche minuto mi ha detto “Mattia, stasera hai davvero messo il turbo!”

Se tutto va bene il progetto ci consentirà di poter usare questa lega anche per altri strumenti musicali, tra i quali il pianoforte.

Diciamo che hai intrapreso una strada comunque originale, visto che pensare allo strumento non solo dal punto di vista esecutivo ma anche tecnico è un qualcosa degno di nota. Da appassionato di elettronica e costruzione di apparecchi musicali ti confesso che la sperimentazione e l’adattamento dello strumento alle proprie esigenze è certamente un capitolo interessante e che apre anche sbocchi imprenditoriali per il futuro, non credi?

E’ così… Questa imboccatura mi fa suonare più concentrato e in maniera più naturale, aiutandomi tantissimo a liberarmi da certi tecnicismi dei quali ho fatto abuso in passato. Ripeto, io in questo progetto ci credo tantissimo e non faccio fatica a dirti che se dovesse riuscire maggiormente questo rispetto alla mia carriera da musicista, sarei contento ugualmente!

La mia ultima domanda prima di lasciarti al concerto: noi in Italia abbiamo un background musicale notevole, una storia densissima di avvenimenti e interpreti, una tradizione studiata e invidiata in tutto il mondo, ma la formazione nostrana a che punto è?

Io ho una formazione sia classica che jazzistica, e posso dire che siamo messi male. I programmi sono penosi ed è impensabile che la patria di Paganini e Verdi sia popolata di insegnanti che non suonano mai e che hanno preso la cattedra non si sa come. Gli strumentisti giovani e capaci vengono quindi chiusi in un modello blindato, che è un po’ simile a quanto ho visto in USA in occasione di alcuni concerti tenuti nel 2013. In quell’occasione andai infatti in un locale dove abitualmente si esibivano alcuni saxofonisti di una scuola, e posso dirti che se tu avessi ascoltato le performance con gli occhi bendati, non avresti sentito differenze. Suonavano tutti con lo stampino! Questo è il termometro di quello che succede oggi nel jazz e che ieri è successo con la classica: si prendono dei generi selvaggi, sporchi, aperti e innovativi e si rinchiudono negli standard, in un qualcosa di asettico e che rifiuta l’errore o la variazione. Pensa che Miles Davis ha costruito una carriera sull’errore come possibilità di sperimentazione! Il panorama jazzistico odierno ha tanti musicisti di valore, chiuso però da istituzioni come il Berkeley College of Music, che in America sta praticamente chiudendo in una camera iperbarica un genere che nasce con ben altri presupposti.

In Italia abbiamo invece tanti strumentisti di personalità, e che andrebbero quindi valorizzati e lasciati liberi di esprimersi. Non ci resta che sperare nel futuro!

Musica e slow food lungo i binari della Valle d’Itria. Ieri il Salento Express a Martina Franca

Un percorso lungo i binari della musica, della cultura e dello slow food pugliese, attraversando un paesaggio unico, come quello della Murgia e della Valle d’Itria. Tutto questo è “Un Treno chiamato Jazz”, una corsa speciale partita ieri pomeriggio da Bari su 3 vetture Carminati degli anni ’40, e che ha percorso la Valle d’Itria per giungere a Martina Franca, dove ha sostato per alcune ore, prima di fare ritorno nel barese. Una manifestazione unica, voluta dall’Associazione “Nel Gioco del Jazz”, in collaborazione con la Onlus AISAF e la Scuola Musicale il Pentagramma, e che si è svolta grazie alla disponibilità e cortesia delle Ferrovie Sud-Est.

Un viaggio di altri tempi, a bordo di vetture che hanno fatto la storia del trasporto sia locale che italiano, il tutto condito da ottima musica jazz e i tradizionali prodotti tipici come olive, mozzarelle, taralli, vini e tanto altro.

Numerosi i musicisti che hanno allietato i passeggeri con famosi brani della tradizione Jazz, con soste in musica nelle stazioni di Conversano, Putignano, Alberobello e Martina Franca: Guido Di Leone, Francesco Angiuli, Paola Arnesano, Claudio Tuma, il New Generation Quintet (Alberto Di Leone, Barbara Russo, Niccolò Fanelli, Giulio Scianatico, Antonio Ninni). Guest star il direttore artistico dell’Associazione Roberto Ottaviano.

Tanti i curiosi accorsi nell’ultima tappa di Martina Franca, sia per ascoltare il concertino offerto sotto la pensilina della stazione, sia per vedere il Salento Express, vero gioiello ferroviario che esibiva delle carrozze realizzate dalle officine Breda di Milano nel lontano 1947, senza contare la presenza di uno splendido vagone postale delle Regie Poste, risalente agli anni ’30. Un evento che ha saputo coniugare la storia dei trasporti in Valle d’Itria col jazz e con le eccellenze enogastronomiche del territorio, e che speriamo venga replicato presto.

Piazza XX Settembre invasa dal Karaoke: grande successo a Martina Franca [foto + video]

Metti un microfono, alcune telecamere, la voglia di cantare e un carrozzone in giro per le piazze di tutta Italia. In una sola parola: Karaoke. Dopo aver fatto cantare un’intera generazione e consacrato personaggi come Fiorello e suo fratello Beppe, torna nelle piazze e nelle case di tutta Italia il programma cult degli anni ’90. Dopo il Veneto e la Campania, il programma di Mediaset è arrivato questa settimana in Puglia, con due tappe: Martina Franca e Ostuni.

Nella città del barocco i TIR sono arrivati in piazza XX Settembre già nella serata di domenica, per allestire palco e set per la banda di Angelo Pintus, con la regia e la direzione artistica affidate a Roberto Cenci. Cinque le puntate da registrare, divise fra martedì 21 aprile e mercoledì 22 aprile. Nella serata di ieri gran lavoro per la produzione, che ha registrato ben quattro puntate nonostante il freddo e il vento che hanno sferzato una piazza gremitissima di pubblico sin dal tardo pomeriggio. Sia Pintus che Cenci hanno continuamente ringraziato la cittadinanza tra le varie pause tecniche, invitandola ad accorrere anche in massa stasera, nonostante la contemporaneità con due eventi particolamente sentiti, specie dal pubblico maschile.

Questa sera sono infatti in programma sia il quarto di Champions League della Juventus contro il Monaco, sia il recupero di Lega Pro Martina-Casertana, snodo importante nella corsa dei biancazzurri verso la salvezza. Per questo Cenci ha deciso di anticipare i lavori, comunicandolo prima della registrazione dell’ultima puntata del blocco previsto ieri: “Ho appena saputo che oltre alla Juventus gioca anche il Martina. Vi chiedo quindi di essere numerosi e di essere qui verso le 19:00 visto che registreremo tutto entro le 20:30, così io vado a vedermi la Juventus e voi la partita che volete!”.

Tanto divertimento per il pubblico durante tutte le registrazioni, con un Angelo Pintus disponibilissimo con tutti per foto e autografi e continuamente in movimento, come in chiusura della quarta puntata, quando ha lasciato il palco per andare a presentare lo show da un balcone della piazza, dopo aver assaggiato sul palco una delle specialità del territorio, le mozzarelle. “Ragazzi, grazie a tutti per l’accoglienza e lo splendido cibo col quale ci state deliziando in questi giorni… Sono davvero commosso!”

Vi lasciamo con due video con alcuni spezzoni sia dello show che del backstage: