Autore: carlocarbotti

#storytellme: “Bukurosh mio nipote” e la comicità riflessiva di Francesco Pannofino

Ormai come ogni settimana rieccomi qui per parlarvi di #storytellme, il progetto del @teatropubblicopugliese che vede me e altri storyteller alle prese con una missione: raccontarvi il teatro, ognuno con la propria chiave di lettura.

Venerdì scorso ero all’ormai solito Teatro Kennedy di Fasano, dopo aver letto un articolo di presentazione dello spettacolo di Fasanolive (link QUI) e su uno spettatore d’eccezione, cioè io 😊

E’ stato bello che qualcuno abbia parlato di me e del progetto di Storytellme, sebbene io non ne sapessi nulla (Eliana se mi stai leggendo grazie di avermi avvisato, nda) e ancora più bello è stato essere riconosciuto dal personale del teatro, che mi ha concesso libertà di movimento durante tutto lo spettacolo.

In tutto questo non vi ho ancora detto cosa sono andato a vedere… Questa volta al Kennedy è arrivato Francesco Pannofino e “Bukurosh mio nipote”, divertentissima commedia che ha visto lo stesso Pannofino nei panni di Lucio, un consigliere comunale impegnato in una estenuante campagna elettorale vissuta al fianco di Ginevra (Emanuela Rossi), chef in carriera un po’ trascurata da suo marito. Sullo sfondo Camilla, figlia 17enne alle prese con un matrimonio prematuro con un ragazzo albanese e l’ansia da prestazione su Instagram, fra outfit da mostrare e follower da guadagnare. Un’ora e mezza di risate ininterrotte e uno spaccato della famiglia moderna, fra smartphone che squillano, frenesie e problemi di ogni tipo.

Nel finale standing ovation per tutta la compagnia, con Pannofino che ha ringraziato il pubblico per la calorosa accoglienza, ricordando le sue origini sospese fra Locorotondo, Cisternino e Fasano e mostrando orgoglioso la “panza” guadagnata in giorni e giorni di pranzi a base di prodotti tipici.

Siamo proprio sicuri che per ridere bisogna per forza rivolgersi ai cinepanettoni?

Dopo lo straordinario successo de I Suoceri Albanesi con una tournèe di 200 repliche in tutta Italia, tornano gli eroi in una nuova commedia di Gianni Clementi: Lucio, consigliere comunale progressista; Ginevra, chef in carriera di cucina molecolare e la loro figlia 17enne Camilla; Corrado, Colonnello gay in pensione; Benedetta, titolare dell’erboristeria sotto casa; Igli, albanese, titolare di una piccola Ditta edile e Lushan, il suo giovane fratello. Un interno medio borghese, una famiglia che vede messa in pericolo la propria presunta stabilità ed è costretta a mettersi in gioco. Bukurosh, mio nipote vuole essere una divertita riflessione sulla nostra società, sui nostri pregiudizi, i nostri timori, le nostre contraddizioni, debolezze e piccolezze.

#storytellme: bugie e contrasti lungo la scala di “Piccoli crimini coniugali”

Rieccoci qui per un’altra puntata di #storytellme, il progetto del @teatropubblicopugliese che vede me e altri storyteller alle prese con una missione: raccontarvi il teatro in immagini e testo. Questa settimana al Teatro Kennedy di Fasano era in scena “Piccoli crimini coniugali” di Eric-Emmanuel Schmitt con adattamento e regia di Michele Placido. Un’ora e mezza di contrasti fra Gilles (interpretato dallo stesso Placido) e sua moglie Lisa (Anna Bonaiuto) vissuti lungo una scala, epicentro della scenografia e della sceneggiatura nonchè metafora della vita di coppia, sospesa fra gli alti e i bassi che inevitabilmente si susseguono dopo 15 anni di matrimonio. Ma visto che forse sono un po’ più bravo con le immagini, vi lascio alle foto che ho scattato durante la serata 🙂

Sull’altalena del matrimonio fra impercettibili slittamenti del cuore e tradimenti conclamati si consuma la vita dei due protagonisti. Un sottile, brillante gioco al massacro a due voci inventato dal drammaturgo più amato d’oltralpe. Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un, apparentemente, tranquillo menage familiare. Lui, scrittore di gialli, in realtà non è un grande fautore della vita a due. Lei, moglie fedele, è invece molto innamorata e timorosa di perdere il marito. Un piccolo incidente domestico, in cui Gilles, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettuali, perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro. Il testo di Schmitt è un veloce e dinamico confronto verbale tra i due protagonisti, un susseguirsi di battute, ora amorevoli ora feroci, ora ironiche ora taglienti, uno scontro che si genera dove una grande passione inespressa cerca un modo per sfogarsi. Il battibecco è necessario, vitale.

#storytellme: la magia di “Johann Sebastian Circus” del Circo El Grito

Beat ostinato, synth spaziali, frasi estrapolate da un sketch col pubblico e mandate in loop durante la performance, la magia del circo sospesa fra volteggi in aria, danza ed equilibrismi esasperati. Ieri è iniziata ufficialmente la mia avventura col @teatropubblicopugliese. Seguirò infatti tutta la stagione teatrale di Fasano per il progetto Storytellme. Questo era Johann Sebastian Circus del Circo El Grito… Grazie Teatro Pubblico Pugliese e ci rivediamo presto su questi schermi 😊

Uno spettacolo onirico e visionario, risultato di una ricerca sul rapporto tra circo e musica, realizzato con un esperimento di 3 anni di laboratorio ambulante in diverse piazze di Europa, a cui hanno partecipato artisti di tutte le nazionalità. Bach è tornato e si adegua alla nuova musica, obbligando a numeri strambi i suoi musicisti e i danzatori. Fra di loro c’è un clown che cerca l’equilibrio in una vita stonata e una giovane e timida danzatrice che sogna di poter volare nell’aria. Una spericolata acrobata aerea, un clown equilibrista e un musicista multistrumentista prendono per mano il pubblico e l’accompagnano nella loro quotidianità, nei loro ricordi, nelle loro fantasie. Spettacolo adatto a tutta la famiglia, in Johann Sebastian Circus il carattere multidisciplinare del circo contemporaneo, con le sue danze, giocolerie ed acrobazie, incontra il potere della musica.

Il giro d’Italia a piedi: l’impresa di Michael Zani passa per Martina Franca

Lo Stivale percorso a piedi: 5000 km di viaggio, 8 mesi lontano da casa, uno zaino come unico compagno di avventure.

Questa è l’avventura di Michael Zani, 23 anni da Pieve Vergonte (2.700 abitanti in provincia di Verbania) partito lo scorso 22 aprile per girare tutta l’Italia, a piedi. E’ sceso dal lato tirrenico arrivando quindi in Calabria, poi tutto il perimetro della Sicilia, ancora Calabria e quindi Basilicata e Puglia, per poi risalire la costa adriatica e tornare a casa in tempo per Natale. Una missione per far conoscere l’operato di Mosaico onlus, un’associazione che si occupa di orientamento sanitario e solidarietà sociale. Una progetto con un budget di soli 5 euro giornalieri e da svolgere solo ed esclusivamente a piedi.

Lo incontriamo ieri pomeriggio in un bar di Martina Franca, appena arrivato da Taranto dopo un viaggio sulla SS 172 conclusosi addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Davanti ad una birra ci parla della sua impresa.

D- Come mai ti sei trovato di passaggio da Martina Franca? Hai pianificato tutte le tue tappe in anticipo?

R- Il mio itinerario non è pianificato ma lo scelgo di giorno in giorno. Ho scelto Martina Franca perché so che in zona c’è un tempio induista (l’Ashram Bhole Baba a Cisternino, nda), quindi una volta visitato quello andrò ad Alberobello, poi Monopoli e via dicendo.

D -La notte dove la passi? Conti sull’ospitalità di qualcuno o anche qui è tutto improvvisato?

R- Solitamente mi ospitano Pro Loco, amministrazioni comunali, parrocchie o anche semplice gente che scrive sulla mia pagina Facebook (Michael Zani_Viking tramp), offrendomi un letto per la notte. Qui a Martina Franca mi ospiterà la Pro Loco.

D- A proposito, qual è la risposta degli enti ai quali chiedi ospitalità?

R- All’inizio quando contattavo le Pro Loco mi davano del pazzo, ma dopo la cosa si è normalizzata e mi danno sostegno senza grossi problemi.

Gli chiediamo poi del suo viaggio e se tutto sta proseguendo secondo i piani oppure se ci sono problemi. Ci risponde che sta andando tutto bene, anche se ovviamente gli acciacchi fisici si fanno sentire: gambe, schiena, piedi e quant’altro dopo mesi e mesi sono stanchi, senza contare il maltempo e la pioggia oppure altri problemi particolari, come i cani randagi in Sicilia.

D- La situazione più strana e quella più bella?

R- La più strana in Sicilia, dove mi è capitato di dormire nella casa di un tedesco ricavata all’interno di una grotta; le più belle sono state nella zona di Viterbo, poi Agrigento e la Valle dei Templi, Brancaleone in Calabria.

Arriviamo poi al viaggio e a quello che lo ha spinto a fare lo zaino e Michael ci risponde che sognava da tanto di fare un viaggio a piedi, per conoscere gente e posti nuovi. Poi per decidere effettivamente quando partire ci ha messo tanto ma un giorno ha avuto problemi col lavoro, si è licenziato ed è partito, anche se sua madre sulle prime è rimasta sorpresa per le sue scelte: casa gli manca ma viaggiare gli piace molto. Il chiedere ospitalità presuppone poi tanta fiducia nel prossimo, e Michael ci dice che nel viaggio deve dare fiducia a tutti, quindi situazioni spiacevoli possono capitare ma è sempre andato tutto bene.

Affrontando poi il lato tecnico, ci spiega che per orientarsi usa per la maggior parte il telefono, quindi la mattina consulta le mappe online e cerca di memorizzarle al meglio: lo fa perché deve usare lo smartphone il meno possibile per risparmiare batteria. Ci dice poi che in questi 6 mesi abbondanti ha già fatto fuori tre paia di scarpe, e altre se l’è fatte spedire da casa. Lo zaino poi mostra i segni del tempo e dei chilometri, ma è tutto nella normalità e funziona ancora.

D- A livello di risonanza mediatica, sei seguito nelle tue imprese? Secondo te i media e il pubblico guardano di più il Micheal “personaggio” oppure il ragazzo con una missione da svolgere?

R- A livello locale sono molto seguito con articoli e interviste, e prossimamente ho alcuni progetti sul tavolo, come un servizio con Licia Colò. Riguardo la seconda domanda ti dico che forse la cosa che in tanti si chiedono è perché lo faccio, ma forse perché abbiamo ancora una mentalità un po’ chiusa, specie qui al Sud. In tanti poi mi chiedono come si fa a vivere con 5 euro ma rispondo dicendo che l’acqua più o meno non è un problema perché la prendo dalle fontane pubbliche quindi spendo tutto in cibo, comprando al supermercato. Non sono tanti soldi ma ce la faccio.

Prima di spegnere il registratore gli chiediamo se c’è un oggetto del quale non può fare a meno – tolto lo smartphone – e Michael ci sorride dicendoci che ha sempre con sé un libro di mitologia nordica, da leggere nelle pause e quando è solo. La birra finisce e l’intervista pure, ma a microfono spento ci dice che gli piacerebbe che questo diventasse un lavoro, che ha alcune sponsorizzazioni pronte e che proprio a Taranto dopo una giornata di pioggia enti e istituzioni si sono rifiutati di aiutarlo: “Se non fosse stato per Frà Antonio del Convento di San Pasquale la nottata sarebbe stata dura”. Ci mostra le foto del frate, sorride, chi chiede cosa c’è di bello da vedere a Martina e si rimette lo zaino in spalla. Ma prima una serata in Valle d’Itria e un pasto caldo, prima di affrontare i 1200km che lo separano da casa.

Buon viaggio Michael!

(questo articolo l’ho scritto originariamente per Valleditrianews)

Tra trulli, luce e suoni: la mia esperienza all’Alberobello Light Festival

Otto opere realizzate da artisti provenienti da tutto il mondo, otto installazioni che declinano in maniera diversa la stessa materia: la luce. Alberobello ha ospitato la seconda edizione di “Life – Alberobello Light Festival”, il light show che ha illuminato dal 30 settembre all’8 ottobre la Città dei Trulli dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Le 8 installazioni (realizzate da artisti provenienti da Canada, Croazia, Francia, Italia, Portogallo e Slovenia) hanno attirato dal tramonto a mezzanotte migliaia di visitatori da tutto il mondo. Fra quei visitatori c’era il sottoscritto, invitato la scorsa settimana dagli organizzatori e da Igers Valle d’Itria (grazie Eligia e Benedetta!) per il LIFE Instawalk insieme ad altri 11 instagramers. Armati di macchine fotografiche e smartphone (io ho portato con me la Fuji XE-2 col Fujinon 18-55mm e il Samyang 12mm, oltre al mio Honor 8) abbiamo fatto un bellissimo giro fra i vicoli di Alberobello, immersi in un’esperienza sensoriale a 360 gradi.

Siamo partiti con “Residence of Light and Music”, un’installazione composta da tre panche luminose che potevano essere “suonate” dai visitatori attraverso alcuni controller montati sulle panche stesse. Dopo è stata la volta di tre installazioni poste nella stessa zona: “Never Ends” (un cavalluccio montato su una pedana luminosa composta da tanti fasci LED), “1000 Lights” (un prato luminoso composto da tantissimi fiori luminosi realizzati con plastica riciclata e LED) e “Magic Garden” (altra opera nella quale hardware e software si legano in maniera indissolubile, con un cubo verde pieno di sensori di controllo che captava il movimento della mano del visitatore e lo modulava per poi trasmetterlo a tanti piccoli funghetti LED e ad una console musicale).

Il ritrovo del LIFE Instawalk al Belvedere di Alberobello

La vicina Chiesa di Sant’Antonio ospitava poi “Virtual Aquarium”, un acquario interattivo dove i visitatori potevano realizzare dei pesci personalizzati attraverso un apposito pannello touch screen. Abbiamo poi chiuso il nostro giro con “Quintessenza”, una video installazione che ha trasformato il Trullo Sovrano in un’opera platonica. Platone nel “Timeo” tratta le origini e il funzionamento del cosmo, ipotizzando che la materia sia composta da quattro particelle fondamentali aventi la forma dei primi quattro poliedri regolari e corrispondenti ai quattro elementi tradizionali, a cui si aggiunge il concetto di “quintessenza” che racchiude il quinto elemento, l’universo. Attraverso la fusione di musica e immagini Quintessenza si proponeva come un’esplorazione sensoriale tra il concetto di Platone e la natura.

Con gli amici di Igers Valle d’Itria e gli organizzatori di Alberobello Light Festival

In tutto questo non vi ho parlato ancora dell’opera che mi è piaciuta di più… La maggior parte dei miei scatti è concentrata su “In Parallel”, un’installazione realizzata da due ragazzi sloveni e composta da tanti solidi incastonati in un reticolo di fili esaltati dalle lampade ultraviolette e da una colonna sonora ambient piuttosto funzionale all’idea “spaziale” dell’opera.

“In parallel” in bianco e nero… Il reticolo in B/W fa comunque la sua bella figura 🙂

Al termine ci siamo recati alla pizzeria Basilico Rosso Gourmet, dove fra le altre specialità abbiamo gustato LI.FE, la pizza speciale ideata dallo staff esclusivamente per questo Festival. Mozzarella, caciocavallo, tartare di manzo, crema di spinaci, mandorle a fette e petali di fiori eduli essiccati, il tutto su un impasto realizzato con una speciale acqua nera a base alcalina. Non sono fanatico della cucina esoterica e la carne cruda mi schifa abbastanza, ma vi assicuro che è stata un’esperienza comunque unica!

La pizza speciale “Li.Fe”

Il giorno dopo tutto contento ho preso la mirrorless per scaricare le foto e ho avuto l’amara sorpresa: per non so quale motivo non avevo gli scatti in RAW+JPEG ma solo in JPEG… Volendo avere il completo controllo sull’immagine (per pasticciare ancora meglio con Lightroom e Photoshop) ho quindi deciso di andare nuovamente ad Alberobello per rifare un po’ di foto. Avendo quindi più calma ho deciso di cambiare setup: Fuji XE-2 + Samyang 12/2 per i grandangoli, e Nikon D600 + Nikon 50/1.8 per il resto. Ho rifatto il mio bel giretto, non disdegnando una breve sosta da Martinucci per un gelato davvero ottimo!

Ecco il risultato di questa due giorni, spero vi piaccia!